E’ ormai un continuo susseguirsi di notizie riportate dai media sull’olio di palma e la sua possibile nocività per l’essere umano. Tra affermazioni roboanti e smentite, difficile per il consumatore quali siano i problemi che rendono confusa la situazione. L’olio di palma, nella sua forma grezza, si presenta con un colore arancio, consistenza molto densa ma fluida. L’analisi chimica dell’olio di palma (frutto) pur con le variabili del caso, mostra un contenuto di acidi grassi saturi di circa il 55%, e il restante 44% circa di acidi grassi insaturi. Questo allo stato grezzo. L’industria alimentare però lo impiega dopo frazionamento (olio di palma bifrazionato), operazione che separa la componente solida da quella liquida. A differenza di quello grezzo, perde gran parte degli antiossidanti (carotenoidi), la cui presenza è rilevata dall’intensa colorazione rosso-arancio dell’olio grezzo.
Ciò che interessa di più il consumatore è quindi l’olio di palma bifrazionato, quello usato abitualmente in molti prodotti industriali, dolciari soprattutto ma non solo. A livello scientifico, si contrappongono due teorie. Quella di parte, il consorzio degli industriali dell’olio di palma, afferma che le percentuali di acido oleico sono molto elevate, similmente a quelle presenti nell’olio EVO, e l’acido palmitico non ha comportamento aterogenico. Dall’altra, una grossa fetta della comunità scientifica che invece mette in dubbio gli effetti sulla salute del consumatore. Uno degli studi più recenti, commissionato dalla Commissione Europea all’EFSA, mostra come vi possa essere un fattore di rischio legato non tanto ai contenuti puri e semplici degli acidi grassi, ma alla tipologia di raffinazione, che porta alla presenza di sostanze tossiche, quali estere glicidico degli acidi grassi (GE), 3-monocloropropandiolo (3-MCPD), 2-monocloropropandiolo (2-MCPD) e loro esteri degli acidi grassi. Somministrati ad animali, questi composti hanno mostrato azione genotossica, con la formazione di diversi tipi di tumori. Per quanto riguarda la pericolosità per gli umani, tutto dipende dalle dosi che ne vengono assunte. A maggior rischio, bambini e ragazzi, i maggiori consumatori di cibi ricchi di olio di palma, dalle patatine ai biscotti. Tra questi composti, il più tossico risulta il 3-MCPD, che comporta danni importanti a rene (nefrotossicità per lesioni glomerulari e iperplasia epiteliale tubolare) e ai testicoli (danni alle cellule di Leydig e dotti spermatici). Basandosi sui consumi medi, i ricercatori hanno verificato che, in generale, i valori riscontrati erano sotto o al limite dei livelli considerati sicuri, con alcuni casi, soprattutto bambini piccoli, in cui i dosaggi hanno raggiunto i 1.5 µg/kg al giorno, superiore al dosaggio considerato più sicuro di 0.8 µg/kg . Ancora più a rischio i bambini piccoli alimentati esclusivamente con alimenti in formulazioni specifiche per loro, che hanno raggiunto i 2.4 µg/kg al giorno.
EFSA Panel on Contaminants in the Food Chain (CONTAM): Risks for human health related to the presence of 3- and 2-monochloropropanediol (MCPD), and their fatty acid esters, and glycidyl fatty acid esters in food. EFSA Journal 3 May 2016